IL PROGETTO PERSONALIZZATO
Punto nodale è collocare le persone giuste al posto giusto, attuando l’incontro tra le residue capacità degli utenti svantaggiati e le caratteristiche della postazione lavorativa. Se si vuole avere successo nell’integrazione lavorativa è indispensabile agire con un programma personalizzato e mirato.
L’esistenza di un progetto sulla persona inserita nella cooperativa sociale è del tutto coerente con la sua missione ultima. La cooperativa infatti si caratterizza per la sua capacità di sostenere il recupero delle abilità della persona svantaggiata grazie ad un percorso lavorativo mirato. Un intervento di questo tipo richiede una progettualità ben precisa, obiettivi definiti e misurabili e momenti di verifica.
Aspetto peculiare del progetto individualizzato è la condivisione con la persona svantaggiata: il progetto non è fatto sulla persona ma CON la persona!
L’obiettivo della cooperativa è quello di promuovere la crescita delle capacità dell’utente e per far ciò utilizza degli indicatori che fanno riferimento a comportamenti relativi al contesto lavorativo, alla percezione di sé e alla produttività. Per seguire meglio il percorso d’inserimento fondamentale è il ruolo del Responsabile d’inserimento (RINS) e del tutor.
Il RINS cura la stesura del progetto personalizzato di inserimento lavorativo, individua il tutor in base all’attività stabilita dal percorso individualizzato, effettua con cadenza trimestrale o semestrale le verifiche di andamento al progetto in collaborazione con S.T.I.L.E. (Servizio Territoriale Inserimento Lavorativo Eticosociale); monitora mensilmente i rapportino scritti dai tutor ed elabora nuove strategie perseguendo una graduale integrazione del soggetto in cooperativa e cura la formazione dei tutor.
Il ruolo del tutor consiste nell’affiancare l’utente affidatogli, scrivere i rapportino settimanali sull’andamento del lavoro per poi coordinarsi con il RINS al fine di perseguire il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel progetto personalizzato di inserimento lavorativo.
E’ con orgoglio che sottolineiamo che tale procedura ha ottenuto il certificato di QUALITA’.
LE RAGIONI PER LE QUALI GLI ENTI PUBBLICI DEVONO PORSI IL PROBLEMA DELL’OCCUPAZIONE DELLE PERSONE SVANTAGGIATE
Le ragioni in realtà sono molteplici, alcune di carattere sostanziale, altre che attengono alla stessa natura degli enti pubblici e agli impegni internazionali assunti dall’Italia a livello europeo: diminuzione della disoccupazione ed incentivazione al lavoro per le fasce deboli.
Inoltre il reinserimento nel tessuto produttivo di disabili, malati psichici, tossicodipendenti comporta un beneficio economico per le comunità locali. Infatti l’assunzione è spesso il completamento di un percorso educativo integrato che determina la cessazione di rilevanti costi assistenziali , comporta la riduzione o l’azzeramento dei servizi sociali complementari e fa venir meno gli interventi di politiche del lavoro (per esempio sussidi di disoccupazione). Inoltre va computato il beneficio economico corrispondente alle entrate fiscali ( sul reddito del lavoratore svantaggiato).
I motivi per cui le Pubbliche Amministrazioni devono favorire l’accesso al mercato del lavoro delle fasce deboli non trovano la loro giustificazione esclusivamente nelle ragioni indicate in precedenza, è infatti la stessa Costituzione che pone il lavoro a fondamento dello Stato democratico, come mezzo necessario all’affermazione e allo sviluppo della personalità. Il lavoro si coniuga pertanto con il riscatto sociale, con libertà e dignità con diritti e doveri.
La disoccupazione è un fattore di disparità; se ad esso si aggiungono ostacoli di altra natura quali handicap, devono essere auspicabili scelte mirate e consapevoli, che sono chiamate “politiche attive del lavoro” nelle quali le Pubbliche Amministrazioni possono avere nelle cooperative sociali un alleato serio e competente.